Eccolo qui, finalmente, un libro sul calcio (anzi, meglio: “nel calcio”) a filo diretto con l’aurea magia degli antichi scribi. C’è il pathos di una scrittura priva di briglie, quella di Lorenzo Fabiano modernista classicheggiante, e c’è la limpidezza di una storia che Gigi Sacchetti racconta a “impatto calabro”,
con la ruvida silente armonia della sua terra.
(dalla prefazione di Adalberto Scemma)

183 Sport.Doc

Euro 18.00

Autore

LORENZO FABIANO (Verona, 1966), giornalista e scrittore. Scrive per Il T Quotidiano del Trentino Alto Adige . È autore dei libri: “Thoeni vs Stenmark”, l’ultima porta (Edizioni Mare Verticale), “Il Cameriere di Wembley” (Edizioni InContropiede), “Coppa Davis 1976, una storia italiana” (Edizioni Mare Verticale), “Valanga Azzurra, Innsbruck 1976” (Edizioni Mare Verticale), “Il duello. Moser contro Fignon, una sfida leggendaria” (scritto con Matteo Fontana – Absolutely Free), “Alberto Tomba e il sogno di cristallo (Edizioni Mare Verticale), “La Presa della Bastiglia, Tour de France 1975 la fine dell’era Merckx” (Absolutely Free), “Ho visto la rivoluzione” (Absolutely Free), “Sarajevo ‘84, i giorni della concordia” (Absolutely Free), “I Fiori del Ventoux” (Absolutely Free), “Dieci Ferite” (Fandango Libri), e “Azzurro Davis” (Rai Libri) con il Collettivo Banfield. Ha collaborato con Fandango alla realizzazione della serie tv Una Squadra per la regia di Domenico Procacci ed è tra gli autori del docufilm La Valanga Azzurra, prodotto da Fandango per la regia di Giovanni Veronesi.

Sinossi

«A me di tutto il resto fregava poco o niente. Io volevo solo giocare a pallone», è il mantra di Gigi Sacchetti, uno degli eroi di quel mirabolante scudetto del Verona che celebra quest’anno 40 anni. La sua è la storia del ragazzo del profondo Sud che ce l’ha fatta, uno che i suoi sogni li ha realizzati tra i sacrifici. Un uomo legato alla sua terra e ai suoi preziosi insegnamenti, un uomo con le sue paure e le sue fragilità, ma anche con quella certezza, la passione per un pallone, che l’ha sempre guidato e aiutato. Il calcio gli ha dato tanto, lui al calcio ha dato un ginocchio, ha pianto per uno scudetto sfumato a Firenze e gioito per uno vinto a Verona, caso unico e irripetibile nella storia del nostro calcio. Partiamo all’alba e arriviamo al tramonto di una carriera quando, messe da parte le scarpe da calcio, Gigi ha saputo ripartire e costruirsi da solo una nuova vita nella quotidianità del lavoro. Un uomo normale, distante anni luce dalle derive degli eccessi attuali, uno che ha messo sempre davanti a tutto il sudore. Che vive sereno nella consapevolezza di aver fatto, per una parte della sua vita, il mestiere più bello del mondo. Rimanendo fedele a quei valori, oggi spesso bistrattati, che sono il rispetto e la riconoscenza.

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