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RICORDATI DI NON DIMENTICARE

Euro 16.00

Autori

Alberto Caprotti (Milano 1964) , giornalista professionista, lavora da sempre per il quotidiano “Avvenire”, dove è stato responsabile della Redazione Sport dal 1995 al 2015. Oggi ricopre l’incarico di inviato speciale per la Redazione Economia, ed è responsabile delle Pagine Motori. Ha seguito da inviato sette edizioni dei Giochi Olimpici e cinque Campionati del Mondo di calcio. Nel 2004 ha vinto il Premio Coni, sezione desk-stampa scritta. Nel 2022 il Premio Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana). Questo è il suo quarto libro, dopo “Giochi d’amore” (uscito nel 2016), “Diario dal coprifuoco” (2020) e “D’istinti e d’istanti” (2021), tutti pubblicati da Edizioni Slam – Absolutely Free Libri. In copertina, l’autore in una foto del 1966

Giuseppe Farese ha curato i volumi “Identità fragile e integrazione difficile” (Rubbettino, 2016) e “Cultura e spettacolo a Napoli negli anni della giunta Valenzi (1975-1983)” (artem, 2021). Per Absolutely Free Libri ha esordito con “Un tempo bello” (2023).

Sinossi

“Non ho memoria, almeno ne ho sempre avuta poca. E questo è un problema, perché ricordare aiuta sempre nella vita, specie se vuoi raccontare. Così mi arrampico sulle parole, battute su una tastiera però, che per me è più facile”. Parte da qui, da questa confessione – strana per un giornalista con 40 anni di servizio, e di servizi, sulle spalle – il nuovo libro di Alberto Caprotti, inviato di Avvenire sui fatti dello sport e della vita. C’è la voglia di mettere il punto su una carriera composta da mille cose fatte, fortunata nella misura in cui non è dato ai giornalisti di oggi, di sognarne di simili. Un certo giornalismo – si dice – ormai è morto, gli editori non lo consentono più, ma a qualcuno è data la possibilità di proseguire. Sono pochi, saranno gli ultimi, e Caprotti è tra questi. E allora, 40 anni da inviato diventano un’occasione per voltarsi e vedere il percorso fin qui compiuto. Caprotti lo fa attraverso le sue storie, scritte e conservate. Lui c’era, le ha seguite da vicino. Oggi le ripropone. Eventi importanti, personaggi, di grande valore, e posti e cose che sanno di buono, perché se di luoghi belli il mondo è pieno, i luoghi buoni scarseggiano sempre. “Un proverbio eschimese – dice Caprotti – sostiene che i ricordi sono come le orme nella neve. Servono per ritrovare la strada del ritorno e illudersi che il meglio debba ancora venire”.

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